Immaginate una calda giornata estiva del 1999 in un torbido ufficio da detective dalle parti di Miami Beach. Ora vi chiedo un ulteriore sforzo. Immaginate una donna sexy, glaciale e spietata che entra nel vostro ufficio e
ancheggiando vi chiede di rintracciare Charles Bukowski, lo stesso scrittore che
voi sapete per certo essere morto da qualche anno.
Questo è ciò che ha vissuto Chuck Malone, un investigatore privato, fallito, alcolizzato e da cliché coinvolto in una spirale di casi assurdi, alle prese con mogli fedifraghe, scommesse ippiche finite male e agenti dell’F.B.I. che si divertono a torturare i poveri cristi con gli elettrodi. Filo conduttore di tutta la vicenda sembra essere Miguel Garcia, il miglior cliente di Malone (anche se lui non l’ha mai incontrato di persona), che gli commissiona la ricerca di una misteriosa e fantomatica Fenice Rossa.
L’azione si svolge tra squallidi sobborghi malfamati, splendidi quartieri residenziali, librerie e bar, soste obbligate per rimandare quanto più possibile gli impegni e sprofondare in una falsa autocommiserazione che non si addice a Chuck Malone, il più dritto detective di Miami Beach.